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Il secondo evento è costituito dall’avvento del nobile olandese Guglielmo d’Orange, sposo di Maria II Stuart, sul trono d’Inghilterra e Irlanda nel 1689.
Da buon olandese Guglielmo era un grande estimatore della bevanda.
Fu così che un anno dopo la sua salita al trono, nel 1690, per colpire la diffusione dell’odiato cognac prodotto dai nemici francesi, vietò l’importazione di distillati stranieri e indirizzò le eccedenze dei cereali della Corona alla produzione di alcol da destinare alle distillerie di Gin.
In breve tempo, la produzione di Gin divenne così imponente che la bevanda fu addirittura utilizzata come parte del salario corrisposto agli operai.
La conseguenza di questa diffusione fu un amento del tasso di alcolismo senza precedenti, soprattutto nella fascia di popolazione più povera, con rovinose ripercussioni sull’ordine pubblico e sulla sicurezza dei cittadini.
Il governo inglese provò a limitare il fenomeno con i Gin Acts, che però riuscirono ad arginare solo in parte il problema.
Tuttavia, nonostante il gin come lo conosciamo oggi sia comparso per la prima volta nei Paesi Bassi verso la metá del Seicento e si sia poi diffuso soprattutto in Inghilterra, fino a diventarne quasi la bevanda nazionale, la leggenda narra che già agli inizi dell’XI secolo un distillato di vino infuso con bacche di ginepro fosse utilizzato dai monaci e dai farmacisti della Scuola Medica Salernitana come tonico ed energizzante.
Il primo proto-gin di cui si hanno notizie nella letteratura é quindi italiano.
Nelle colline intorno a Salerno crescevano rigogliose piante di ginepro che venivano utilizzate negli alambicchi di monaci e farmacisti.
In una raccolta di trattati del 1055, il Compendium Salernita, si parla di un distillato di vino, infuso con bacche di ginepro.
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